Il mondo alla roversa o sia Le donne che comandano, Lubiana, Reichhardtin, 1757 (L’impero delle donne)

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 TULLIA, CINTIA, AURORA con seguito d’omini
 
 CORO
 
370   Libertà, cara libertà.
 Bel piacere, bel godere
 che diletto al cor mi dà.
 
 TULLIA
 La dolce libertà che noi godiamo
 conservare si de’ ma per serbarla
375da tre cose guardar noi ci dobbiamo.
 Di troppa tirannia,
 dalla incostanza e dalla gelosia.
 Il tirannico impero poco dura,
 ciascun fuggir procura
380da un incostante cuore;
 e sdegno fa di gelosia il furore,
 onde perché si serbi
 la cara libertà che noi godiamo
 fide, caute, pietose esser dobiamo.
 CORO
 
385   Libertà, cara libertà.
 Bel piacere, bel godere
 che diletto al cor mi dà.
 
 AURORA
 Incostanza non chiamo
 se acquistar più vassali io cerco e bramo.
 CORO
 
390   Libertà, cara libertà.
 
 CINTIA
 Ma usurpar non si deve
 i dritti altrui. Ma colle smorfie e i vezzi
 gli uomini non si fanno cascar morti,
 per far alle compagne insulti e torti.
395Faccia ognuno a suo senno,
 ogniuna si conduca come vuole
 finché la libertà goder si puole.
 CORO
 
    Libertà, cara libertà.
 
 TULLIA
 Li diversi pareri, che nelle varie
400menti nostre ricetta,
 pensar mi fa ch’utile più saria
 introdurre fra noi la monarchia.
 D’una sola il governo
 far si potrebbe eterno; e in questa guisa,
405se una femina sola impera e regge,
 tutte avran a osservar la stessa legge.
 CINTIA
 Non mi spiace il pensier ma chi di noi
 esser atta potria
 a sostener la nova monarchia?
 TULLIA
410Quella che ha più giudizio,
 quella che ha più consiglio,
 che sa con più prudenza
 il rigor porre in uso e la clemenza.
 AURORA
 L’impero si conviene
415a femina che sappia
 con dolci di pietà suavi frutti
 in catene tener gli uomini tutti.
 CINTIA
 Anzi colei che fiera
 sul feminile soglio
420degli uomini frenar sappia l’orgoglio.
 TULLIA
 Facciam così, ciascuna
 si proponga di noi, ciascuna ai voti
 il proprio nome esponga. Il trono eccelso
 indi a quella si dia
425che dai voti maggior eletta sia.
 CINTIA
 Io l’accordo.
 AURORA
                         Io consento.
 TULLIA
                                                 A noi si porga
 l’urna e i lupini; io, poiché la prima
 fui a proporre il nobile progietto,
 prima m’espongo e i voti vostri aspetto.
 CORO
 
430   Non so se meglio sia
 per noi la monarchia
 o pur la libertà.
 
 CINTIA
 Tullia mi spiace assai,
 ora il pensier comun vi sarà noto,
435voi non avete avuto neanche un voto.
 TULLIA
 Ingratissime donne,
 l’invidia è il nostro nume
 e la vana ambizion vostro costume.
 AURORA
 Or si esponga il mio nome
440e vedrete come
 meglio stimata io sia
 in virtù della dolce cortesia.
 CORO
 
    Non so se meglio sia
 per noi la monarchia
445o pur la libertà.
 
 CINTIA
 Ohimè signora Aurora,
 m’incresce il vostro duolo,
 voi non avete neanche un voto solo.
 AURORA
 Comprendo la malizia
450per cui fatta mi viene questa ingiustizia.
 CINTIA
 Presto, presto finiamola,
 vuo’ balottare anch’io,
 questa volta senz’altro il regno è mio.
 CORO
 
    Non so se meglio sia
455per noi la monarchia
 o pur la libertà.
 
 AURORA
 Signora Cintia cara,
 per voi non si dà voto,
 il bosso del sì è affatto vuoto.
 CINTIA
460Femine sconsigliate,
 è un torto manifesto che mi fate.
 CORO
 
    Libertà, cara libertà.
 
 TULLIA
 Per quello che si vede e si crede
 niuna donna acconsente
465all’altra star soggetta,
 a ogniuna piace il comandar sovvrano
 e soggiogarle si procura invano.
 AURORA
 Procurerò con l’arte
 il dominio ad ottener.
 CINTIA
                                           A lor dispetto
470il regno occuperò.
 TULLIA
                                   Con l’arte usata
 senza mostrare orgoglio
 giungerò forse ad occupare il soglio.
 Or si sciolga il consiglio,
 vada ciascuna a esercitar l’impero
475sovra i vassalli suoi
 e libero il regnar resti fra noi.
 CORO
 
    Libertà, cara libertà.
 Bel piacere, bell godere
 che diletto al cuor mi dà.
 
 SCENA II
 
 TULLIA sola
 
 TULLIA
480Come è possibil mai
 che possiamo regnar noi donne unite,
 se la pace voltar ci suole il tergo
 quando siam due donne in un albergo.
 Prevedo che non molto
485questo debba durar dominio nostro.
 Ma pria che ci fia tolto,
 vorrei un giorno solo
 asoluta regnare. Ah questa sete
 di comandar è naturale in noi
490e ogni donna ha nel capo i grilli suoi.
 
    Fra tutti gl’affetti
 d’amor e di sdegno
 l’affetto del regno
 prevale nel cuore.
495La trama d’onore
 frenar non si può.
 
    Avere sogetti
 quel’uomini alteri
 che soglion severi
500le donne trattar,
 diletto maggiore
 bramare non so. (Parte)
 
 SCENA III
 
 CINTIA, poi GIACINTO, indi GRAZIOSINO
 
 CINTIA
 
    Queste rose porporine
 ch’ho raccolte pel mio bene
505sono tutte senza spine,
 come senza amare pene
 è l’affetto ch’ho nel sen.
 
 GIACINTO
 
    Questo vago gelzumino
 ch’al mio bene recco in dono
510candidetto come io sono,
 semplicetto, tenerino,
 s’assomiglia al mio bel cor.
 
 GRAZIOSINO
 
    Questo caro tullipano
 vuo’ donarlo alla mia bella.
515Qualche cosa ancor ella
 forse un dì mi donerà.
 
 TUTTI
 
    Vaghi fiori, dolci amori,
 bella mia felicità.
 
 CINTIA
 Osservate, compagni, ecco un naviglio
520che verso noi s’avanza.
 Mirate sulla prora i naviganti
 voluntarii venir schiavi ed amanti.
 GIACINTO
 Il regno delle donne
 è circondato dalla calamita
525che l’uomo di lontan tira ed invita.
 GRAZIOSINO
 E questa calamita
 non è già un opinione;
 ma ogni donna ne tien la sua porzione.
 A TRE
 
    A terra, a terra,
530qui non v’è guerra;
 ma sempre pace
 goder si può. Marchia per il sbarco
 
 SCENA IV
 
 AURORA e detti
 
 CINTIA
 Olà voi che venite
 a questi del piacer lidi felici,
535dite, venite amici o pur nemici?
 RINALDINO
 Amici, amici siamo,
 da voi bella veniamo
 a domandar favori,
 a servir e goder de’ vostri amori.
 CINTIA
540Quand’è così scendete
 e voi uomini arestatteli
 e senza discrezione imprigionateli.
 AURORA
 Più che s’acresce il regno,
 più in me cresce il desio di regnar sola.
 CINTIA
545Spiacemi che fra noi
 questi bei giovinotti
 divider ci conviene;
 se fosser tutti miei staria pur bene.
 FIERAMONTE
 A voi bella per obligo mi prostro.
 AURORA
550Se esser mio schiavo volete,
 contento al sommo alfin sarete.
 FIERAMONTE
 Il bel delle donne saprà mai incatenarmi
 e però cessa d’importunarmi.
 AURORA
 In sembiante gentile
555albergar non suol fierezza.
 FIERAMONTE
 Ceder al bel delle donne è debolezza.
 
    Deh lasciami in pace,
 non darmi martir.
 Lo so che ti spiace;
560ma deggio partir.
 
    Le dolci catene
 apezzarle conviene,
 il fatto, la sorte
 c’impone così.
 
565   Io parto, tu resta
 in braccio alla sorte.
 Con anima forte
 si deve soffrir.
 
 CORO
 
    Presto, presto, alla catena,
570alla nuova servitù,
 
    non fa scorno e non fa pena
 voluntaria schiavitù. (Partono)
 
 SCENA V
 
 RINALDINO e GRAZIOSINO
 
 RINALDINO
 Amico vi son schiavo.
 GRAZIOSINO
                                          E voi non siete
 con le donne andato?
 RINALDINO
                                         Anzi nascosto
575qui mi son per non andar con loro,
 mentre la libertade è un gran tesoro.
 GRAZIOSINO
 Ma il mio cuore non consente
 il suo bene lasciar.
 RINALDINO
                                     Il vostro cuore
 orbato, affascinato,
580incantato, amagliato,
 se a me voi baderete,
 dalla catena lo discioglierete.
 
    Me vorave maridar,
 ma ho paura d’incontrar
585perché el ghe xe
 tanto poco da far ben.
 
    Paregina non la voio,
 se l’è brutta non la tiogo.
 Tu sei il mio caro coccolo
590che si possa mai trovar! (Partono)
 
 SCENA VI
 
 CINTIA, poi GIACINTO
 
 CINTIA
 La vogliamo vedere, o regnar voglio
 o di tutte le donne è fritto il soglio.
 Aut Caesar aut nihil.
 Non mi posso veder compagne intorno
595che senza il merto mio
 voglion comandar come fo io.
 Ecco Giacinto, o deve
 eseguire il mio disegno
 o sarà il primo a sostener mio sdegno.
 GIACINTO
600Su via, parlate, esponete, comandate,
 che per farvi piacer tutto farò.
 CINTIA
 Or mirate, conoscete questa verga?
 GIACINTO
 Signora no.
 CINTIA
                        Questa è la verga
 del gran mago sabino, qual dallo stesso
605mi fu reccata in dono.
 Con la sua virtude incantatrice
 vuo’ metter sottosopra
 tutto questo regno
 e distrugger se fa d’uopo
610tutte queste donne altere.
 Voi dovete secondarmi e se ciò farete
 mio sposo alfin sarete.
 GIACINTO
 Sì, ma perché distrugger
 tante belle donne?
 CINTIA
615Irresoluto dunque siete; il primo
 di questa verga la possanza proverete.
 GIACINTO
 Ah, signora non vorrei...
 CINTIA
 Dunque risolvete.
 GIACINTO
                                    Sì, tutto farò.
 CINTIA
 Badate non tradir.
 GIACINTO
                                     Ve n’assicuro.
 CINTIA
620Giurate.
 GIACINTO
                   Su la mia beltà lo giuro.
 CINTIA
 Dunque su la vostra fé riposo
 ma se mi tradirete
 qual sia il mio braccio,
 il mio poter voi proverete.
 
625   Quando mi vien la mosca al naso
 questi ominacci so far tremar.
 Faccio finezze, faccio carezze
 e non mi faccio niente pregar.
 
    Ma con le donne e coi spientati
630so il fatto mio
 e tutti sotto li faccio star. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 GIACINTO, poi AURORA
 
 GIACINTO
 Esser dovrò crudele,
 per piacer al mio ben! Sì sì, tutto si faccia,
 è ben dover che si abbassi l’orgoglio
635di queste altre femine.
 Ma cosa farò...
 Ci penserò, risolverò.
 AURORA
 Che fa Giacinto, è molto pensoso.
 GIACINTO
 Eccone una, questa pure dovrà
640cader vittima de l’altrui furore.
 AURORA
 Parla fra sé, pavento
 di qualche tradimento.
 GIACINTO
 Orsù per non vederla
 mi partirò.
 AURORA
                        Giacinto!
 GIACINTO
                                            Ah bella voce.
 AURORA
645Che fate voi?
 GIACINTO
                           Non so.
 AURORA
 Qualche tradimento scoperto avete!
 GIACINTO
 Ah nulla so, non temete.
 AURORA
                                               Ah fermate,
 se il tradimento voi non mi scoprite
 è segno che non m’amate.
 GIACINTO
                                                  Lasciatemi
650star, non mi tormentate.
 AURORA
 Eccomi al vostro piè; (S’inginocchia)
 o svelatemi l’arcano o uccidete me.
 GIACINTO
 Alzatevi, non ne posso più.
 Cintia volea...
 AURORA
                            Non più, il tutto ho inteso,
655Cintia sola la rea
 sarà, voi tutto amore
 siete bello di volto e bello di core.
 GIACINTO
 Ah non merto da voi
 dalla vostra bontà sì belli effetti,
660io son mortificato.
 Sono... Non so che dir. Sono incantato.
 
    Donne belle che piangete,
 io giammai vi crederò.
 Via piangete, via pregate;
665io di voi mi riderò, ah, ah, ah!
 
    «Io vi voglio tanto bene».
 Maledette non vi credo.
 «Per voi caro vivo in penne».
 Maledette vi conosco.
670«Ahi che moro mio tesoro,
 quanto affetto mio diletto».
 Galleotte, disgraziate,
 non mi state a corbellar. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 AURORA, poi GRAZIOSINO
 
 AURORA
 Dunque Cintia garbata,
675superba, indiavolata,
 per desio di regnar vuole bel bello
 delle misere done far macello.
 L’invidia, l’ambizione e la vanità...
 Graziosino benvenuto, siam traditi.
 GRAZIOSINO
680E come?
 AURORA
                   Cintia è risoluta metter
 sossopra il nostro impero
 e delle misere donne far macello.
 GRAZIOSINO
 E come ciò sapete?
 AURORA
 Il tutto è scoperto,
685voi mi difendete.
 GRAZIOSINO
 Risoluto son tutto
 far per vostra difesa.
 AURORA
 Caro il mio Graziosino,
 voi farete il mio Marte.
 GRAZIOSINO
                                             Anzi Martino.
 
 SCENA IX
 
 GRAZIOSINO solo
 
 GRAZIOSINO
690Son in un bell’imbroglio,
 non so cosa mi far; vil mi rendo,
 la mia diletta offendo;
 e se mostro braura
 la mia poltroneria scopro adiritura.
695Ma qui ci vuol coraggio,
 finalmente una dona
 non mi può far timore,
 Graziosin, ora è tempo, animo e cuore.
 
    Son di coraggio armato,
700son tutto furibondo;
 e venga tutto il mondo,
 ch’io lo traffiggerò.
 Ma se la donna bella
 pietosa mi favella?
705Io non l’ascolterò.
 
    E s’ella mi minaccia!
 Timore non avrò.
 E se mi dà in la faccia?
 Allor me n’anderò.
710Io mostrerò braura
 fintanto che potrò;
 ma quando avrò paura,
 allora fugirò. (Parte)
 
 SCENA X
 
 TULLIA, GIACINTO, GRAZIOSINO e poi AURORA
 
 TULLIA
 Dunque Cintia insuperbita
715tutte le donne vuol privar di vita?
 GIACINTO
 Ah, purtroppo è vero
 e distrutto veder vuol il vostro impero.
 GRAZIOSINO
 Ecomi, pur io risoluto sono in vostra difesa,
 vana a render sì scelerata impresa.
 TULLIA
720Io nulla temo e fra tanto
 questo preparato rinfresco prendiam.
 AURORA
 Sì, nulla temiamo, io son di coraggio armata
 e per mia man Cintia cadrà svenata.
 
 SCENA XI
 
 CINTIA e detti
 
 CINTIA
 
    Dalle grotte di Plutone
725io vengo a volo,
 di trovarvi mi consolo.
 Mi volea a cena Orfeo,
 non mi volli trattener.
 Fatte largo,
730son di Pluto il messaggier.
 
 Ah Giacinto, stupido resti?
 Forse ti par strano
 di vedermi in simil guisa.
 Vada tutto sosopra
735e per virtù di questa verga incantatrice
 qui vengan tutti i tartarei numi.
 Si cangi questa stanza
 in una caverna oscura
 e sia di Pluto l’abitazione.
 GIACINTO
740Oh vedi, stupido resto.
 CINTIA
 E voi garbate signorine,
 tanto superbe quanto belline,
 cederete al mio potere?
 E voi, Tullia, di sposar Giacinto
745ancor pretendete?
 GIACINTO
 Io per fuggir tutti quest’imbrogli
 me la voglio far piano,
 piano.
 CINTIA
               Dove si va?
 No, no, a render conto si deve venir.
 GIACINTO
750Abbia pazienza, vengo, vengo.
 GRAZIOSINO
 Per questa volta il colpo andò fallace.
 CINTIA
 Tu ridi anima vile,
 guarda che s’apre il cielo
 e ne scendono i numi in terra.
 GIACINTO
755Sì, signora.
 CINTIA
 Ecco, spuntar non miri le colombe
 di Citerea all’aureo carro avvinte?
 GIACINTO
 Le vedo.
 CINTIA
                   Non vi gloriate,
 che Giove vi fa onore
760e in sposa vi destina,
 sapete chi?
 GIACINTO
                        Sicuro!
 CINTIA
 Chi?
 GIACINTO
             Cioè io non so.
 CINTIA
                                          L’orsa maggiore.
 GIACINTO
 Farò quel che vuol Pallade,
 Marte, Pluto e Diana,
765cioè sposerò l’orsa
 maggior, la minor, la mezzana.
 CINTIA
 Orsù non più parole,
 son tutti i numi in terra
 e si ha da star con loro,
770se no potrebbe nascervi una gran guerra.
 
    Inginocchiati, fa’ presto
 ed al suol fissa gli sguardi
 che li dei voglion così.
 
 GIACINTO
 
    Oh che imbroglio è mai cotesto.
775Tullia, signora Tullia.
 
 CINTIA
 
 Non si tardi.
 
 GIACINTO
 
 Lo farò. Eccomi qui.
 
 TULLIA
 
    Secondate il pazzo amore,
 ma serbate a me quel cuore
780e ingannatela così.
 
 GRAZIOSINO
 
    Non farò mai più sdegnarti,
 se non vuoi con me placarti
 mi vedrai morir un dì.
 
 CINTIA
 
    Di’ con me: «Superni dei».
 
 GRAZIOSINO
 
785Lo dirò: «Superni dei».
 
 CINTIA
 
 No, superni dei.
 
 GIACINTO
 
                                 Superni dei
 
 CINTIA
 
 Più non penso alla signora Tullia.
 
 GIACINTO
 
 Più non penso alla signora...
 Non lo dico, oh questo no.
 
 CINTIA
 
790No? Cospetto, ah che t’ammazzo.
 
 GIACINTO
 
 Signora, sì che lo dirò.
 
 CINTIA
 
 Alò, alò.
 
 GIACINTO
 
    Più non penso.
 
 CINTIA
 
                                 No, più non...
 
 GIACINTO
 
 Più non penso alla signora...
 
 CINTIA
 
795Tullia.
 
 GIACINTO
 
               Alla signora...
 
 CINTIA
 
                                          Tullia.
 
 GIACINTO
 
 Tullia! Non lo dico.
 
 CINTIA, GIACINTO
 
 Più non penso alla signora Tullia.
 
 TULLIA
 
 E così tu m’abbandoni?
 
 GIACINTO
 
 Son forzato, mi perdoni.
 
 TULLIA
 
800Ah fintaccio, va’ in malora.
 
 GRAZIOSINO
 
 Son pentito.
 
 TULLIA
 
 Tu sei pazzo stordito.
 
 GIACINTO
 
 Me infelice.
 
 GRAZIOSINO
 
                         Me meschino,
 deh pietà abbi di me.
 
 GIACINTO
 
805Senti, penso solo a te.
 
 CINTIA
 
 Sono in rabbia tutti tre.
 
 Fine dell’atto secondo